TI racconto una storia
“Un grande Re ricevette in omaggio due pulcini di falco e si affrettò a consegnarli al maestro di falconeria perché li addestrasse. Dopo qualche mese, il maestro comunicò al Re che uno dei due falchi era perfettamente addestrato. «E l’altro?» chiese il Re.
«Mi dispiace, sire, ma l’altro falco si comporta stranamente, forse è stato colpito da una malattia rara, che non siamo in grado di curare.
Nessuno riesce a smuoverlo dal ramo dell’albero su cui è stato posato il primo giorno.
Un inserviente deve arrampicarsi ogni giorno per portargli il cibo».
Il Re convocò veterinari e guaritori ed esperti di ogni tipo, ma nessuno riuscì a far volare il falco.
Incaricò del compito i membri della corte, i generali, i consiglieri più saggi, ma nessuno poté schiodare il falco dal suo ramo. Dalla finestra del suo appartamento, il monarca poteva vedere il falco immobile sull’albero, giorno e notte.
Un giorno fece proclamare un editto in cui chiedeva ai suoi sudditi un aiuto per il problema.
Il mattino seguente, il re spalancò la finestra e, con grande stupore, vide il falco che volava superbamente tra gli alberi del giardino.
«Portatemi l’autore di questo miracolo» ordinò.
Poco dopo gli presentarono un giovane contadino.
«Tu hai fatto volare il falco?
– Come hai fatto?
– Sei un mago, per caso?» gli chiese il Re.
Intimidito e felice, il giovane spiegò: «Non è stato difficile, maestà, ho semplicemente tagliato il ramo.
Per evolvere sono necessarie scelte, a volte anche non indolore!
Perché può essere necessario l’orientamento per gli adulti ?
Nella nostra vita può capitare che le cose non vadano esattamente come avevamo programmato!
Le ragioni possono essere molto diverse tra loro e tutte presenti nelle persone incontrate nel mio lavoro di “ orientamento “ degli adulti per l’ “accompagnamento” in un nuovo progetto professionale.
Vediamo in sintesi, alcune delle motivazioni che portano le persone ad avere la necessità di riorientarsi verso il futuro lavorativo:
- Il bisogno di ridefinire il proprio progetto professionale, in quanto il percorso intrapreso non è più in linea con le esigenze attuali, sia a livello lavorativo che personale;
- crisi aziendali con la conseguente estromissione delle persone dal mondo del lavoro;
- problematiche personali, fisiche o psicologiche, che non consentono al lavoratore di poter proseguire nelle attività assegnate.
In tuti questi casi le persone hanno bisogno di un supporto da parte di professionisti, con l’obiettivo di ricevere un orientamento ed essere accompagnati a ridefinire i propri obiettivi professionali e valutare quali azioni intraprendere per un processo di eventuale ricollocazione lavorativa o per riprogettarsi per il futuro.
Queste azioni di supporto rientrano nelle attività che denominiamo “orientamento” degli adulti.
Che cosa è l’orientamento degli adulti?
Facendo riferimento al Glossario Isfol – “l’orientamento è un intervento finalizzato a porre la persona nelle condizioni di poter effettuare delle scelte personali circa il proprio progetto personale/professionale e di vita. Tale intervento non coincide con un particolare momento dell’esistenza (la scelta degli studi o il cambiamento di un percorso lavorativo), rappresenta un sostegno ad un periodo piuttosto lungo della transizione tra infanzia ed età adulta. L’orientamento mira alla finalità educativa dell’autonomia, come capacità fondamentale affinché la persona possa muoversi in una società complessa e scarsa di protezioni e garanzie totali. Esso pertanto si inscrive a pieno titolo nell’ambito del processo di educazione e di formazione integrale della persona intesa come modalità educativa permanente, ovvero quella “attenzione della persona che corrisponde alla piena espressione della sua identità, professionalità e vocazione in riferimento alla realtà in cui essa vive”.
Il processo metodologico nell’orientamento degli adulti
Da questa definizione possiamo mettere in evidenza alcuni aspetti – su cui si fonda e realizza il processo di orientamento degli adulti:
Il primo presupposto è “imparare a far fronte”! Come indicava Epiteto, “la vita non è quello che accade ma come tu reagisci agli eventi che accadono”. Orientare significa, di conseguenza, aiutare la persona perché sviluppi le strategie di fronteggiamento, il cosiddetto COPING, affinché possa mettere in atto in primis a livello mentale e successivamente in modo pratico, quanto necessario per gestire i processi di transizione e di cambiamento.
Diviene inoltre, centrale, “costruire” una relazione di vicinanza e di fiducia: è ben noto che accettare le fragilità ed essere in grado di chiedere supporto, è un passaggio delicato e non indolore, soprattutto per le persone che hanno già un’età adulta. Il professionista dell’orientamento deve lavorare in questa direzione, consapevole che il processo di fiducia passa anche attraverso un approccio sfidante che deve essere superato e sostenuto da un atteggiamento di empatia e di stima per la persona e il riconoscimento dei loro vissuti e timori.
Un altro punto chiave è la visione dell’orientamento come un processo educativo.La parola educazione – trae la sua origine dal termine ducere ‘tirar fuori, estrarre’, per andare verso il fuori – questo comporta che la funzione dell’orientamento è quella di farsi che la persona “tiri fuori” competenze per andare verso il futuro. Favorire e creare le condizioni affinché il soggetto diventi persona autonoma, capace di attraversare gli eventi critici.
Come si realizzano le attività di orientamento con gli adulti?
- La presa di consapevolezza: chi sono e quali sono oggi i miei obiettivi.
La presa di consapevolezza rappresenta la prima azione imprescindibile e il punto di partenza del processo di orientamento: la persona deve essere in grado di “vedersi” e “riconoscersi” – dare valore alle proprie competenze e al proprio essere. Si mette in evidenza come, questa azione per molti adulti sia complessa e faticosa.
Per andar verso dove? Quali sono oggi i miei interessi, valori e obiettivi professionali e personali?
Cosa è per me oggi importante essere oltre che fare?
- Per realizzare i proprio obiettivi e progetti, la persona deve sviluppare in senso di autoefficacia-Possiedo le capacità per raggiungere i miei obiettivi? E’ necessario quindi aiutare la persona a riconoscere le proprie risorse e possibilità, accompagnare la persona a vedere la fattibilità dei suoi progetti, anche riconoscendo eventuali vincoli e/o limiti, intesi non come convinzioni limitanti ma come confini entro cui realizzare l’obiettivo futuro.
- Definire l’obiettivo realistico. Cosa voglio raggiungere? Come lo voglio raggiungere? Quando lo voglio raggiungere? Quando saprò che lo avrò raggiunto?
L’obiettivo realistico deve essere SMART:
- Specific (Specifico)
- Measurable (Misurabile)
- Achievable (Raggiungibile)
- Realistic (Realistico)
- Time-bound (Definito nel tempo)
- Attraverso quale piano di azione? Cosa concretamente è necessario iniziare a fare affinché il proprio obiettivo inizi a realizzarsi?
Cominciare a definire in modo concreto le azioni da intraprendere in una deadline che consenta di mettere in atto la responsabilizzazione del soggetto, perché si possa assumere un ruolo attivo verso l’obiettivo da realizzare. La responsabilità individuale è un principio fondamentale per una qualsiasi crescita personale ed è necessario che la persona si attivi in prima persona per realizzare il cambiamento.
Il rischio, in questa fase, può essere che la persona si “appoggi” completamente all’orientatore e chieda allo stesso di sostituirlo in alcune attività da intraprendere. La ragione? Non è semplicemente riconducibile alla pigrizia ma spesso è riferibile al timore di non essere in grado di ottenere il risultato sperato. La paura di fallire è spesso un sabotatore interiore, in quanto la persona si autoconvince di non essere all’altezza del cambiamento. L’orientatore deve supportare perché si rompa il circolo vizioso e la persona diventi protagonista.
Ad integrazione del processo di azione può essere necessario sviluppare alcuni interventi, quali:
- Qual ora il soggetto abbia come obiettivo la ricollocazione lavorativa è necessario analizzare le strategie della ricerca attiva del lavoro;
ciò comporta: – la conoscenza del mercato del lavoro nella situazione attuale dal punto di vista cronologico e territoriale ; – conoscenza dei canali per incontro domanda e offerta del lavoro ; – strategie di presentazione e di posizionamento. Tra questi un ruolo centrale ricopre il curriculum formativo e professionale, eventuali profili social quali LINKEDIN e la lettera di presentazione e il colloquio di selezione.
- Per quanto concerne eventuali altri progetti, quali l’autoimprenditoria o altri percorsi di qualificazione e di aggiornamento di competenze, utile affrontare le tematiche della conoscenza delle fonti informative a cui accedere per avere i corretti supporti informativi e misure di supporto, quali finanziamenti e incentivi offerti per lo sviluppo di progetti di crescita.
- Monitorare le evoluzioni attraverso feed back periodici e precisi, con l’obiettivo di mettere in atto eventuali azioni correttive oppure supportare il soggetto nell’evolversi degli eventi. Gestire i processi di cambiamento necessità sostegno ed incoraggiamento. Il cambiamento è una opportunità ma richiede tempo ed impegno. Il ruolo dell’orientatore è sostenere la proattività.
Come si realizza? Favorendo nel soggetto il processo di empowerment.
L’empowerment è un processo evolutivo in cui una persona ha conquistato fiducia in sé e il suo potere personale, per poter mettere in campo le competenze atte a produrre condizioni di cambiamento, attraverso il senso di responsabilità e la propria capacità decisionale.
La finalità dell’orientamento degli adulti
Possiamo quindi affermare che il processo di orientamento degli adulti è un processo indirizzato a ridare il “Valore “ e il “Potere” alla persona, al fine di potersi ripensare in un modo diverso e dare azione concreta alla “visione” futura.
L’orientamento degli adulti è indirizzato a mettere in campo e a sviluppare la RESILIENZA.
E’ vero che la resilienza è la capacità dei materiali riprendere la forma originaria dopo che un evento che la ha alterata; per quanto concerne le persone l’obiettivo non è quello di tornare ad essere come prima ma prendere una nuova forma, evitando di essere spezzati o distrutti da eventi esterni o interni – affinché la persona possa autodeterminarsi e proseguire il proprio per – corso professionale e di vita, con altro vigore, energia e motivazione.
Come nel mito della Fenice, l’essere umano deve saper rinascere dai propri fallimenti ed insuccessi, accrescendo fiducia e autostima, per una nuova vita, si apprende dagli errori e citando la canzone “Un buon inizio” di Laura Pausini – “Bisogna dare il giusto peso ad uno sbaglio. Le cicatrici servono a volare meglio”.
Insomma, “Quella che il bruco chiama fine del mondo, il resto del mondo chiama farfalla.” (Lao Tzu).
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